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S. Salvatore (parte 1)

San Salvatore di Monteacuto e Montecorona

L’abbazia di S. Salvatore di Monte Acuto, poi Montecorona, a 4 km da Umbertide, è stato un potente ente monastico, non eremitico di fatto, ma ben radicato nel territorio ed interlocutore sul piano economico e giurisdizionale del potere sia civile che ecclesiastico.

Nonostante le tradizionali attribuzioni della sua fondazione a San Romualdo, questa fondazione non sembra essere una verità storica; sebbene nel volgere di poco tempo la sua “gestione” fu affidata proprio alla corrente benedettina che si rifaceva a San Romualdo. La “gestione” fu assegnata poi ai cistercensi nel XIII sec.; ritornò, sostanzialmente, ai camaldolesi nel XVI sec. Da allora la sua storia si lega a quella dell’eremo sovrastante.

In questo articolo ci soffermeremo soprattutto sulla storia possibile relativa all’origine dell’Abbazia nell’XI sec. e fino al XVI sec.. Soprattutto ci soffermeremo sulla sua fondazione che, nonostante le “assegnazioni” erudite del XVII secolo, non è né certa, né conosciuta.

Nel proseguo ci soffermeremo sulla descrizione del bellissimo ciborio dell’VIII secolo riportato nell’Abbazia da San Giuliano delle Pignatte, perché ritenuto questo il suo luogo originario. La sua esistenza apre scenari, ancora non indagati archeologicamente, della presenza altomedievale di una preesistente struttura religiosa nel medesimo sito dell’abbazia.

Concluderemo con un approfondimento sui materiali di riutilizzo presenti nella cripta dell’Abbazia.

Da chi fu fondata realmente l’Abbazia di San Salvatore di Monteacuto ?

In un convegno storico del 2009 sull’Abbazia, la sua storia e le sue caratteristiche, (“L’ABBAZIA DI SAN SALVATORE DI MONTE ACUTO - MONTECORONA NEI SECOLI XI-XVIII “), si è ripercorso il problema della fondazione, presentando le poche tracce a disposizione, ed evidenziando i punti fermi rintracciabili dopo la distruzione dell’archivio dell’Abbazia nella guerra tra gli Oddi e i Baglioni a metà del 1400.

Il prof. D’Acunto, durante le giornate di studio del giugno 2009 dedicate all’Abbazia, sostenne la possibilità che l’edificio originario fosse ancora più antico rispetto alle indicazioni di inizio millennio. Forse una struttura preesistente, ipotesi da indagare con metodi archeologici, poteva essere nata dal ruolo di élite nobiliari altomedievale locali. Ipotesi che potrebbe spiegare la presenza in zona del ciborio “carolingio” dell’VIII secolo di San Giuliano delle Pignatte.
La tradizione invece ha riportato il 1008 come data della fondazione e la persona di Romualdo come fondatore. Felice Ciatti nelle “Delle memorie annali, et istoriche delle cose di Perugia, Parte quarta, cioè Perugia Pontificia”, del 1638, sostenne la fondazione da parte di San Romualdo. Fondazione che non trova conferma, però, nell’insieme delle fonti che fanno riferimento diretto a San Romualdo. Ludovico Iacobilli, invece, nel suo Vite de’ santi e beati dell’Umbria, edito fra il 1647 ed il 1661, affermò per primo come l’abbazia di S. Salvatore fosse stata fondata nel 1008, ascrivendola all’Ordine cistercense… data probabile di esistenza ma non sappiamo da quali fonti abbia preso tale indicazione. Nei secoli successivi comunque furono i Camaldolesi a gestire l’ente.

Sicuramente, anche se non siamo certi che il riferimento sia all’attuale costruzione, visto che venne consacrata solo nel 1056, abbiamo notizia del ruolo di San Salvatore di Monte Acuto nel territorio già nel 1036. Infatti in questa data il papato assegnò l’esenzione a S. Salvatore di Monte Acuto dalla giurisdizione dell’ordinario diocesano, ovvero dal potere delle Diocesi che la circondavano (Perugia, Città di Castello e Gubbio). Segno questo di importanza nascente dell’ente. Queste notizie ci vengono fornite da Stefania Zucchini che si è occupata della questione in “Le fondazioni monastiche umbre fra X e XII secolo e S. Salvatore di Monte Acuto”.

Giovanna Casagrande in “L’abbazia di S. Salvatore di Monte Acuto nel periodo cistercense attraverso il Protocollo del notaio Achille di Bernardino di Montone (sec. XIII)”, sottolinea, invece, come sotto l’Imperatore Enrico VI, nel 1186, riusciamo ad individuare indirettamente l’indicazione dell’importanza già acquisita dal monastero, che la sua probabile posizione filo-imperiale nello scontro tra Impero e Papato. Infatti Enrico VI riconosce al comune di Perugia la giurisdizione sul contado, ma esclude da tale giurisdizione alcuni signori laici… e proprio il nostro monastero di S. Salvatore. Ciò troverebbe conferma ulteriore nei diplomi di Ottone IV (1210) e di Federico II (1220).

Per quanto riguarda la scomoda posizione filo-imperiale dell’ente, la prof.ssa Casagrande fa presente come Gregorio IX trovò una “soluzione” dopo la pace di S. Germano del 1230, nella stasi scontro tra papato ed Impero. Infatti un’abbazia di parte imperiale in territorio perugino, ma prossima al confine con Città di Castello, poteva ben essere un elemento di disturbo. “Così il 1234 segna di fatto una svolta… Il 26 giugno 1234 Gregorio IX scrive all’abate e al convento di Cîteaux affinché il monastero di S. Salvatore di Monte Acuto non rimanga «in spiritualibus et temporalibus desolatum» e intende «ibidem Cistercensem fundare ordinem» e ordina che «immediate subiaceat reverentia filiali» all’abbazia di Cîteaux.”. In questa maniera il monastero passò ai Cistercensi.

Successivamente, con il papa Eugenio IV, nel 1434, la gestione dell’ente cambiò di nuovo e tornò ai camaldolesi, ma il “passaggio di consegne” fu tutt’altro che immediato. Questo fu un periodo tormentato, si pensi ai conflitti nobiliari del perugino che comportarono la distruzione dei documenti dell’archivio dell’Abbazia quando gli Oddi, stanziati ad Umbertide, furono attaccati dai Baglioni. Le forze dei Baglioni si riversarono, infatti, anche sull’Abbazia provocando la distruzione di beni e documenti, solo alcuni portati dagli Oddi in salvo nella Rocca di Spoleto.

Il canonico Galeazzo Gabrielli da Fano, infine, commendatario dell’abbazia, la donò nel 1524 con tutte le sue pertinenze alla compagnia di San Romualdo, compresa una piccola chiesetta dedicata a San Savino, poco distante dall’Abbazia. La compagnia, nel capitolo generale del 1525 e più esplicitamente in quello del 1530, che si tenne proprio nell’abbazia di San Salvatore, deliberò la costruzione di un eremo che doveva fungere da casa madre, seguendo il disegno dell’Eremo di Camaldoli, e si scelse contestualmente di erigerlo nei pressi dell’abbazia sul monte denominato “Montecorona”. Da questo momento viene utilizzata anche la dicitura “coronesi” per indicare i monaci dell’abbazia di San Salvatore e dell’eremo sovrastante. L’eremo e l’Abbazia furono così collegati da un lungo percorso chiamato “mattonata”, largo anche due metri costruita con blocchi di arenaria sistemati a secco ancora oggi percorribile. Dopo la fondazione dell’Eremo, esso è ricordato come Eremo di Monte Corona, denominazione poi estesa anche all’abbazia, che diviene San Salvatore di Monte Corona.

L’abbazia, oltre alle pertinenze non ad uso religioso è strutturata in una chiesa superiore, con una grande navata in entrata e il Presbiterio rialzato sopra la cripta, diviso in tre navate con abside. Seminterrata insiste una cripta che può essere considerata essa stessa una chiesa inferiore con 5 navate e 3 absidi. Una torre campanaria che probabilmente in alcuni periodi, viste alcune feritorie, ebbe scopi diversi dall’attuale e momenti costruttivi diversi che la vedono passare da base circolare ad ottagonale.

La cripta:

La cripta seminterrata e del tipo “ad oratorium”, un vasto ed unico locale a 5 navate sebbene termini con 3 absidi, diviso in 30 campate voltate a crociera con decorazioni di gusto bizantino ravennate. Le volte a crociera sono sorrette da colonne di vario stile, materiale di riutilizzo dal I sec. a.C al IV sec. d.C, tranne una che è più tarda. Lungo i muri d’ambito gli archi delle crociere ricadono su semicolonne addossate a paraste, determinando un’arti- colazione delle pareti accentuata dalla presenza di rincassi ad arco, a loro volta forati da doppie nicchie.
Il materiale di spoglio, delle colonne e potrebbe provenire da un preesistente tempio pagano o paleocristiano. Per questo si sentirebbe la necessità di indagini archeologiche sul sito dell’attuale abbazia. Esternamente ad essa sono visibili delle lesene verticali.

La chiesa superiore e il Presbiterio

La parte della chiesa che insiste sopra la cripta venne costruita per prima e consacrata da San Giovanni da Lodi, vescovo di Gubbio; ad essa fu aggiunta nel XIII e nel XIV secolo la navata centrale; così la parte più antica svolse la funzione di presbiterio a 3 navate scandite da 4 archi a tutto sesto. Ogni navata si conclude con un abside. Un arco divide la parte più antica da quella più recente.

Al centro della grande navata dell’attuale Presbiterio, era presente un altare, la cui mensa è ora appoggiata alla parete della navata sinistra. Nel 1959, nell’esecuzione dei lavori di sistemazione e ripristino, al posto del grande altare fu sistemato un Ciborio dell’VIII secolo, presente nella vicina Chiesa di San Giuliano delle Pignatte. In seguito descriveremo il Ciborio e le tecniche di descrizioni che sono state indagate nel convegno del 2009 sull’Abbazia. Un coro ligneo del XVI secolo si trova nell’abside che presenta un arco ogivale. Qua abbiamo dipinti di autori ignoti, proprio sopra il coro ligneo: la TRASFIGURAZIONE - CRISTO IN GLORIA TRA I PROFETI ED APOSTOLI, sec. XVII, un olio su tela della dimensioni di cm 340 x 190; la MADONNA DELLE GRAZIE, del 1549, olio su tela di cm 174 x 167; l’ASCENSIONE, del 1602, olio su tela di cm 168 x 104; la FLAGELLAZIONE, sec. XVI, olio su tela di cm. 102 x 75 (che non appare nelle immagini del video perché coperta dal Ciborio) ; S. Andrea sec XVIII, tela a tempera di cm, 160 x 76; la MADONNA DEL ROSARIO E SAN DOMENICO, sec. XVII, olio su tela, cm 236 x 100.

La parte più recente della chiesa superiore è ad una sola grande navata con due volte a vela e con ai lati due cappelle ornate da altari barocchi.

La torre campanaria

La torre campanaria che probabilmente ebbe usi diversi nel corso dei secoli ha una particolare struttura diversificata in tre momenti: la base si presenta a forma circolare, forse di epoca longobarda, poi si presenta con 11 lati nel secolo XIVesimo, endecagonale con merli che sono stati integrati, infine, nel proseguimento ottagonale che mostra ora il grande orologio e campane.




Fonti:

Atti del Convegno (Abbazia di San Salvatore di Montecorona, 18-19 giugno 2009)
a cura di Nicolangelo D’Acunto e Mirko Santanicchia in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, CVIII (2011), fasc. I-II (pp. 165- 183). Sezione monografica: “L’ABBAZIA DI SAN SALVATORE DI MONTE ACUTO - MONTECORONA NEI SECOLI XI-XVIII” - Storia e arte -
- Nicolangelo D’Acunto: “Le origini del monastero di S. Salvatore di Monte Acuto e la sua rete monastica "
Maria Teresa Gigliozzi: “Dai Benedettini ai Cistercensi: l’architettura dell’abbazia di San Salvatore a Montecorona nell’Umbria romanica “
Giovanna Casagrande : “L’abbazia di S. Salvatore di Monte Acuto nel periodo cistercense attraverso il Protocollo del notaio Achille di Bernardino di Montone (sec. XIII)”
- Stefania Zucchini : “Le fondazioni monastiche umbre fra X e XII secolo e S. Salvatore di Monte Acuto”

-Le indicazioni sui dipinti dell’abside della chiesa superiore provengono in loco del Gruppo Archeologico “Alto Tiber” con il patrocinio del Comune di Umbertide: “Iniziativa “adotta un opera d’arte del tuo territorio” con il contributo di aziende locali.


http://turismo.comune.perugia.it/poi/abbazia-di-san-salvatore-di-montecorona

https://www.iluoghidelsilenzio.it/abbazia-di-san-salvatore-di-montecorona/nggallery/page/1

Per la visione delle immagini del Convegno del 2009 si veda:
https://www.comune.umbertide.pg.it/it/page/l-abbazia-di-san-salvatore-di-montecorona

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