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Domenica ed il voto del 2 giugno1946

(a cura di Sergio Magrini Alunno)

Domenica Floridi, nata a Umbertide il 7 gennaio 1923, ha vissuto a Faldo nel comune di  Montone e dal 1973 a Umbertide, si è sposata con Pietro Anniboletti il 17 agosto 1942; è morta il 6 marzo 2022 a 99 anni. Il giorno del 70° anno del voto alle donne, riportato nel video qua sotto, aveva 93 anni compiuti. 

Video: Grazie al Coordinamento per la Pace Umbertide- Montone – Lisciano Niccone in collaborazione con il Comune di Umbertide, il 2 giugno 2016 Domenica potè raccontare le sue emozioni durante gli eventi collegati alla terza edizione della Marcia “La memoria cammina con noi". La sera nella Chiesa di Santa Croce, oggi musealizzata,  vennero, infatti, raccontate alcune impressioni di donne che votarono al Referendum del 2 giugno del 1946. In contemporanea fu possibile visitare  la mostra che ripercorreva gli 85 anni che, dal 1861 fino al 1946, condussero l’Italia al diritto di voto alle donne e alla nascita della Repubblica.

In quegli anni ha scritto da sola, di suo pugno, un breve diario (riportiamo qua una prima parte del diario, come fonte diretta senza correzioni di nessun tipo) dove racconta: 

"Sono nata in una famiglia composta da due nuclei famigliari, da una parte degli zii erano sette persone a da parte mia eravamo in cinque. Eravamo una normale famiglia di contadini di quel periodo. Cera poco da sprecare tanto per il mangiare che per il vestire. Sono andata a scuola a Santa Maria da sette, ho fatto la quarta elementare che le altre scuole non cerano e non cerano altri divertimenti che andare a lavorare nei campi. Mi sono fidanzata con Pietro che avevo 14 anni e dopo sei mesi che eravamo fidanzati lui è partito per il servizio militare ed è stato via per 18 mesi da permanente ed è stato a Torino. Dopo un anno che era tornato a casa è scoppiata la guerra, E’ stato richiamato in ottobre del 1939 e allora ha cambiato parecchie località dalla Francia alla Sicilia. Dopo parecchio tempo che era via non trovando mai il sistema per poter prendere una licenza per tornare a casa ha deciso di sposarsi per poter prendere un mese di licenza e così abbiamo deciso. Ma i giorni sono passati veloci perchè non era un mese che abbiamo passato insieme, ma soltanto 23 giorni. E dopo siamo stati 13 mesi senza rivederci. E poi è successo di tutto, siamo stati mesi interi senza avere sue notizie. Poi dopo l’otto settembre del 1943 con lo sbandamento dell’esercito, pur che in quel momento si trovava in Sicilia il comandante della compagnia di notte tempo gli ha fatto attraversare con il traghetto lo stretto di Messina e poi il 23 settembre del 1943 è tornato a casa. Magari in condizioni pietose, vestiti da soldati non potevano viaggiare, e da borghesi andava bene tutto quello che gli hanno dato, che aveva un paio di scarpe legate e aggiustate con fili di ferro, un paio di pantaloni corti e rotti e una camicia che ci entrava due volte. In compenso di salute stava bene. Per tre o quattro mesi è stato tutto tranquillo. Il fronte stava avanzando ma nei primi mesi del 1944 che i tedeschi si sentivano traditi dagli italiani anno cominciato a fare dei rastrellamenti per portare in Germania i giovani che si trovavano a casa, questi poveri ragazzi dovettero stare nascosti tanto dai tedeschi che da occhi indiscreti ossia dai fascisti. Il mese di giugno poi nel avvicinarsi del fronte i Tedeschi erano molto cattivi e pericolosi entravano nelle case e portavano via ciò che trovavano. In quel periodo ero in stato interessante e perciò anche molto stressata. I lavori in casa erano tantissimi, perché erano venuti a vivere con noi anche mio cognato con tutta la sua famiglia e due zie con un figlio ciascuno. I lavori di casa toccavano tutti a me e all’altra cognata che le altre avevano paura e si andavano a nascondere. Così il 24 giugno mentre facevano delle perquisizioni in casa a me un tedesco mi a rinchiuso in una camera e dopo tanto spavento mi è riuscito di infilare la porta e scappare via senza aver subito violenza. Questi giorni neri si sono susseguiti per parecchi giorni. Poi l’ultima settimana del passaggio del fronte eravamo sfollati alla Valcinella per una settimana. E anche lì siamo stati molto male si dormiva per terra in un camerone eravamo una ventina di persone. E di giorno passavano in continuazione le truppe alleate, i tedeschi erano feroci arrivavano cannonate in continuazione non molto lontano da noi. Anche al ritorno abbiamo avuto problemi scendendo giù da Migianella cerano tante postazioni di soldati neri, Pietro era avanti con il carro i buoi e la cavalla e io avevo un vitellino al guinzaglio che non voleva camminare e questi soldati neri mi guardavano con occhi sbarrati.

Dopo tornate a casa noi donne più giovani si doveva stare nascoste perché i neri volevano approfittare di noi. Per difenderci ci armavamo di falci e forconi che di quelli avevano paura. Dopo la metà di luglio che le cose hanno cominciato a cambiare in meglio io ero già a metà tempo di gravidanza, ancora non si vedeva dov era la pancia da quanto ero magra. E poi ero molto preoccupata che con tante paure che avevo avuto pensavo che il bambino non nascesse normale. Per fortuna che il Buon Dio ci ha aiutato che è andato tutto bene. Dopo la nascita del bambino ho avuto la vita più tranquilla che Pietro era a casa il bambino cresceva bene, avevo il latte abbastanza."

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