history and memory
Scintillone
di Guido Lamponi
di Guido Lamponi
Negli anni ‘60 Umbertide era in piena espansione. Di fronte a casa mia lavoravano degli imbianchini e tra loro spiccava un tipo bizzarro che cantava a squarciagola canzoni italiane e straniere, fumava con calma, buttava l'occhio fuori dalla finestra. Un tipo curioso. Passano gli anni, arrivano gli anni ‘70 e durante una partita di basket alle Garibaldi vedo un personaggio dalla lunga barba, camicia a fiori, pantaloni a zampa e infradito, che chiede la palla: “Ahò passa, famme fà `n tiro!”. Capisco che è lo stesso imbianchino: Franco Volpi, detto Scintillone. Parlava e incantava, simpatico e fuori dagli schemi, un vero figlio dei fiori.

Umbertide gli stava stretta: cercava Roma, la novità, l'avventura. Per un periodo sparì, ma poi ogni tanto ricompariva. Indimenticabile la prima volta che lo sentimmo parlare romano: “A li mortacci tua”. Seguivano aggiornamenti, aneddoti, risate. Nel 1966, giocando a Roma una partita di basket tra la Stella Azzurra e la squadra allievi del B.C. Fratta, a un certo punto sentiamo: “Alè, Alè Fratta!”. Era lui, con cappello alla Bob Marley e borsetta a tracolla, tifoso sfegatato. Dopo una sconfitta e un arbitraggio discutibile, tra urla e “scapaccioni”, fu allontanato: “A li mortacci... ma guarda ‘n po’ sti ladri!”.


Negli anni successivi tornava spesso in paese, ogni volta con qualche trovata. Indimenticabile quando si presentò con una gallina tinta di blu al guinzaglio. La portava in giro per i giardini tra lo stupore generale. “A li mortacci vostra, an vedi ‘sti poracci che nun hanno visto mai gnente” gridò quando la gallina si fermò impaurita. Qualche giorno dopo il fratello scoprì... ossa di gallina in casa: la gallina blu era finita in pentola! Scintillone amava dipingere, e aveva qualcosa di Gigi Meroni, il calciatore ribelle del Torino. Un giorno, acceso il vecchio Philco, lo vediamo in TV nel programma “TV7”, in un servizio sulla controcultura degli anni ‘60. Parla di sesso, droga e rock'n'roll con quel suo stile stravagante e autentico. Poi c'era Pamela, ragazza americana con trecce bionde che viveva a Polgeto. Lo accusa: “Tu, ieri sera, “Francobolli”, avere rubato me agnello!”. Franco, divertito: “A li mortacci... me chiamo Franco Volpi, no Francobolli! E poi se dice anello, no agnello!”. E se ne vanno a braccetto.
Un'altra volta arriva con una macchina rossa e una ragazza. Tirano fuori due panini con la mortadella. Lei, seccata: “Sempre sta mortadella!”. Nasce una lite, lei gli lancia il panino e la fetta gli si appiccica al petto come un medaglione hippy. Se ne va arrabbiata verso la stazione. Ma lui, calmo, commenta: “N'un ve preoccupate, tanto torna... è n'amorata...”.
Franco “Scintillone” è stato un personaggio vero, uno spirito libero, anticonformista, che ha portato colore, follia e risate nella vita della Fratta. Un uomo che non si può dimenticare.
Articolo pubblicato su “Informazione locale” n.9 Ottobre 2025

All’inizio del 2006 arrivò alla redazione di “Umbertide Cronache” una lettera di Franco Volpi, più noto come “Scintillone”, che dopo 40 anni di lontananza dalla sua “Fratta” sentiva la necessità di riallacciare un rapporto con la sua terra d’origine e con i vecchi amici mai dimenticati.
Questo il testo della lettera pubblicato su “Umbertide Cronache” n.1 - 2006
Dal Calendario ricevuto
“Caro Umbertide Cronache e a tutti quanti collaborano nella realizzazione di questa rivista, un grande affettuoso, sincero, grazie. Continuate.
Chi vi scrive è uno poco noto alle cronache umbertidesi, alle nuove generazioni, a tanta gente, visto il mio trascorso, che non ho avuto modo di conoscere.
Sono Gianfranco Volpi, pittore-artista che da data ben lontana (1966) si è trasferito nella capitale.
So di aver lasciato ad Umbertide sogni, i ricordi più belli e stravaganti della mia giovinezza, gli amici cari, (vedi Giovannino Grilli, Piobbico, Bartoccini, Testa grossa, Poldino), vorrei elencarli tutti, ma il ricordo è lontano. Con loro ho passato momenti indimenticabili non facili da ricostruire e rievocare. Tutto sarebbe un potenziale materiale di cronaca di personaggi che arricchirebbero le pagine e i racconti del vostro giornale. Finire, risultare in un piccolo spazio, un trafiletto, ove raccontare e ricordare me stesso, Gianfranco Volpi un umbertidese che non si è mai dimenticato delle proprie origini, anche se purtroppo, visto che 40 anni di assenza sono tanti, non ricordo molto del nostro dialetto, delle vie, delle piazze, delle case e, come mi è successo, non riconoscere le persone.
Vorrei che pubblicaste questa lettera per far si che tutti quelli che hanno avuto la "fortuna" di conoscermi, passare giorni e notti all'insegna del divertimento e delle pazzie più esilaranti, sappiano che io sono qui, a Roma, lontano con il pensiero ed il cuore sempre vicino.
Fatemi sapere perché un tracciato, una storia, una trasgressione di Gianfranco sulle pagine del giornale, in televisione, nei talk show non fanno più sensazione. Ad Umbertide potrebbe stuzzicare un po' di più la curiosità, un tuffo verso la conoscenza, il ricordo di questo artista a volte schivo, introverso ma anche poliedrico e generoso.
Questa è una lettera di ringraziamento per quello che fate e continuerete a fare. Per me il mio album dei ricordi”.
A presto, Gianfranco Volpi

18/12/25




