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La storia di Sapira Isidoro e Caterina Berndorfer ad Umbertide

di Massimo Pascolini


Ebrei internati ad Umbertide nel 1943 presso l’albergo Capponi che riuscirono a fuggire grazie all’aiuto di alcuni nostri concittadini


Sapira Isidoro figlio di Giuseppe e Maria Stern, nasce a Bucac (Croazia) il 25 settembre 1898, di nazionalità croata, domiciliato a Pogega dove lavora come impiegato presso una ditta privata di legnami. Arriva a Trieste proveniente da Lubiana il 27 agosto 1941.

Caterina Berndorfer figlia di Alessandro e Alice, nasce a Zagabria il 12 ottobre 1904, di nazionalità croata, convivente di Sapira Isidoro.

Il 12 marzo 1942 il ministero decide di inviare Sapira presso il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (Cosenza). Il più grande campo di concentramento per ebrei costruito dal fascismo in Italia dopo le leggi razziali. Dopo l'apertura, avvenuta i1 20 giugno 1940, vi transitarono circa 3.000 internati. Il campo occupava un'area di 16 ettari e si componeva di 92 baracche, con cucina, latrine e lavabi. Il 14 settembre 1943 venne liberato dagli inglesi e chiuso definitivamente 1'11 settembre 1943.

Sottoposto a visita fiscale prima della partenza, gli venne diagnosticata una doppia ulcera intestinale oltre a disturbi cardiopatici. Il medico dichiarò che non poteva vivere in un campo di concentramento, ma aveva necessità continua di cure ed assistenza. Essendo da molti anni convivente con lui la croata Caterina Berndorfer, si decise di inviare i due presso un capoluogo di provincia dove non si trovavano caserme di militari e dove vi era un buon ospedale. Si decise quindi di inviarli a Perugia. Ma i due internati chiesero al Prefetto di Trieste di non venire inviati a Perugia, ma di terminare le pratiche per il loro trasferimento in Argentina. Mentre per Sapira il trasferimento veniva concesso, per la Berndofer tardavano ad arrivare i visti per l'ingresso nel paese di destinazione. Il 13 febbraio arrivarono i visti ma sorsero problemi circa l'aeroporto di uscita. Infatti Sapira aveva chiesto di partire dall'aeroporto del Littorio (aeroporto di Roma Urbe), l'unico collegato con la Spagna, paese di transito per l'Argentina, mentre il Ministero aveva proposto Bardonecchia. Il Prefetto di Trieste, avendo concluse le pratiche per l'espatrio, riteneva che non ci fosse più motivo di rimanere a Trieste e decise di inviarli a Perugia come stabilito a suo tempo. Arrivarono a Perugia il 12 febbraio 1943 e trovarono alloggio all'albergo Brufani. Il giorno dopo vennero internati ad Umbertide. Qui trovarono alloggio presso l'albergo Capponi.



Da questo momento in poi è un susseguirsi di messaggi tra prefettura e ministero. Da Barcellona un amico chiedeva a Sapira il motivo del ritardo della loro partenza dato che avevano i visti per l'uscita. Il 16 giugno del 1943 l'amico Gioacchino Stern gli scriveva da Trieste per informarlo che da Buenos Aires erano stati disposti a loro favore 1.000 dollari (2.000 pesos) per le spese del viaggio.

Il 13 settembre 1943 venne loro tolto l'internamento. Ma quando il questore ne dette comunicazione al podestà ed ai Carabinieri di Umbertide questi erano già scomparsi dal 3 ottobre 1943.

La fuga di Sapira e della sua convivente è raccontata da Elena Sassolini Boldrini. La Sassolini, vedova con due figli. lavorava come “guardabarriera” presso la ferrovia Centrale Umbra. Pur avendo frequentato solo le scuole elementari era una appassionata lettrice ed una convinta antifascista.

I due ebrei conoscevano Elena e quando intuirono che per loro poteva arrivare l'arresto, le chiesero aiuto. Questa assieme al figlio maggiore, al cugino Burberi ad al cognato Settimio, capotreno della ferrovia, li accompagnarono, nascosti all'interno del vagone destinato ai bagagli, sino a Cesi, dove ad attenderli trovarono una macchina che li portò a Roma.


BIBLIOGRAFIA:

- Archivio Storico del Comune di Umbertide;

- Luciana Brunelli, Ebrei Internati, La provincia di Perugia dal 1940 al 1944;

- Archivio di Stato di Perugia, Questura, Internati.



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