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I profughi di Monfalcone

di Massimo Pascolini


Nel 1915 e nel 1917, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia e dell’invasione dei territori sloveni, arrivarono ad Umbertide complessivamente 55 profughi dalla provincia di Monfalcone. La maggior parte fu ospitata nel “Ricovero di mendicità” che già esisteva presso i locali del convento di Santa Maria ed era gestito dalla locale “Congregazione di carità”.


Dal maggio 1915 con l'entrata in guerra e la conseguente invasione dei territori sloveni, si presentò, in tutta la sua drammaticità, il problema delle popolazioni dei territori occupati. Migliaia di persone, in maggior parte donne e bambini, fu costretta ad abbandonare le proprie abitazioni, per essere inviata in luoghi lontani, del tutto sprovvisti di adeguate strutture di accoglienza. Erano persone di nazionalità austriaca (irridenti) che vivevano in terre appena occupate dall'esercito italiano, ed italiani (regnicoli) che vivevano vicini alle zone di combattimento. L'evacuazione dei profughi non fu una cosa programmata ma il risultato degli avvenimenti del fronte. Mentre negli altri paesi in guerra il problema dei profughi venne gestito con la creazione di veri e propri campi di concentramento, in Italia i profughi vennero raggruppati in piccole colonie, composte da qualche decina di persone, sparsi nei vari comuni di tutto il territorio nazionale. Venne però a mancare una vera pianificazione nella distribuzione sul territorio. Tutto fu gestito in maniera emergenziale, in base alla disponibilità di alloggi delle varie località.




Si presentò anche il problema della loro assistenza. La competenza della gestione dei profughi fu a carico del Ministero degli Interni, che tramite le Prefetture controllava l'operato degli enti locali a cui, di fatto, venne affidata l'attuazione dell'assistenza.

Solo dopo la rotta di Caporetto ed il conseguente afflusso di profughi friulani e veneti nella penisola, la questione divenne un'emergenza nazionale ed il Governo creò l'Alto Commissario per i profughi di guerra, con il compito di coordinare in tutto il territorio nazionale la loro assistenza.

Per quanto riguarda i sussidi, il Ministero dell'Interno dispose che ad ogni profugo venisse assegnato, oltre all'alloggio, che era gratis, una lira al giorno.

Anche il Comune di Umbertide venne chiamato a dare il suo contributo di solidarietà, e verso la fine del mese di giugno del 1915 arrivò in città, via treno, proveniente dalla provincia di Monfalcone, un insieme abbastanza omogeneo di profughi. Il gruppo contava 44 persone suddiviso in 28 donne e 16 uomini (7 gruppi familiari). Qui di seguito l'elenco dei componenti. La Signora Zorzin Angela vedova Vetach di anni 66 era con le sue figlie Vetach Maria (anni 46) sposata Sgorbissa con 5 figli ed un nepote; Vetach Elisa (anni 37) sposata Paccor con il suocero Antonio e 4 figli; Vetach Caterina (anni 33) sposata Devidè con 3 figli, Vetach Anna (anni 29) sposata Corbatto con marito e 1 figlio. Poi vi era la famiglia di Corbatto Giovanni (anni 58) con moglie, 8 figli ed un nepote ed il giovane Rossi Giovanni, e la famiglia di Corbatto Carolina (anni 33) sposata Neri con 4 figli. Completavano l'elenco dei primi arrivi i coniugi Pacoric e moglie, Trevisan Andrea con il figlio Pietro, mentre Sgubin Maria in Boschin e Duro Bruno erano soli.

Trevisan Andrea ed il figlio partirono il 22 maggio 1916 per Sestri Levante, Sgorbissa Rosa figlia di Vetach Maria partì con la figlia Rosa il 2 maggio 1917 per raggiungere il compagno ad Aquileia. Sgorbissa Cristiano figlio di Maria Vetach venne ricoverato presso il sanatorio per tubercolosi a Cisanello (Pisa) l'11 ottobre 1917, il 29 ottobre la madre volle raggiungere il figlio a Pisa per poterlo assistere.

Successivamente si ebbero altri arrivi, in numero molto più ridotto. Verso la fine di Ottobre 1917 arrivò in città un piccolo gruppo di profughi proveniente da Cormons. Questi i componenti. Tess Maria di anni 76, che venne ricoverata presso la filiale ad Umbertide delle suore Filippini di Roma; Tess Bruni e Marni Vittorio alloggiati presso la famiglia Ticchioni. Arrivò in città il Cav. Marni Antenore, già sindaco di Cormons. Il 23 gennaio 1918 arrivò proveniente sempre da Cormons la famiglia Domenichini composta da padre, madre e figlio di un anno. Il 26 febbraio 1918 arrivò in città la profuga Vecellio Rosanna con il figlio Claudio di 6 anni provenienti da Auronzo (BL). Questi chiesero ospitalità alla famiglia di Pasquini Giovan Battista abitante a Faldo. La Vecellio aveva avuto modo di conoscere il figlio del Pasquini quando, militare, si trovava al fronte presso Auronzo. Il 30 novembre 1918 arrivò Sgorbissa Giacomo figlio di Giovanni di anni 22, soldato dell'esercito austriaco.

Il 16 dicembre 1918 arrivò Boschin Giuseppe marito di Sgubin Maria, soldato austriaco, prigioniero in Russia.





Ad eccezione di alcuni casi, la maggior parte dei profughi venne ospitata nel "Ricovero di Santa Maria", gestito da rigide disposizioni prefettizie. I profughi non potevano uscire dalle 19 della sera alle 7 del mattino in inverno e dalle 20 della sera alle 7 del mattino in estate. Durante la giornata avevano solo 2 ore di uscita, ed all'interno non potevano giocare a carte e nemmeno fumare, inoltre agli uomini era vietato entrare senza autorizzazione nei locali adibiti alle donne.

Durante il periodo di permanenza, si registrarono 4 nascite (Pacoric Italia e Umberta - gemelle - nate nel 1915; Corbatto Giovanna, nata i13 giugno 1916 e Corbatto Giuseppe, nato il 30 marzo 1919); e 4 decessi, (Sgurbissa Francesca nel 1916 ed il figlio Carlo ed altri due di cui non è stato possibile rintracciare l'atto di morte).

Complessivamente furono più di sessanta i profughi ospitati in vari periodi nel nostro Comune.

I profughi avevano bisogno di tutto. Presso l'archivio storico del comune di Umbertide, si trovano elenchi per la consegna di scarpe e tessuti per la confezione di vestiario. Il comune di Umbertide, nei primi giorni del loro arrivo, per reperire fondi, organizzò una passeggiata di beneficenza con raccolta di offerte di denaro. Vennero raccolte Lire 207,00 che furono impiegate per l'acquisto di 7 scarpe da uomo e 14 da donna.

A fine gennaio 1917 il prefetto di Perugia chiese un censimento dei profughi in grado di lavorare. Abbiamo così un elenco dei mestieri che svolgevano. Nei maschi adulti ci sono due pescatori, un agricoltore, un arrotino, un falegname ed un pittore. Nelle donne, in età lavorativa, abbiamo quattro che erano state operaie in un cotonificio, una era sarta, il resto erano donne di casa o domestiche.

Il rimpatrio definitivo dei profughi rimasti ancora in città (42 unità di cui 26 femmine e 16 maschi) avvenne verso la fine di aprile del 1919.


La foto dei profughi è tratta direttamente dall’articolo mentre le altre foto sono di Fabio Mariotti, dagli Archivi fotografici di Giuseppe Severi e del Comune di Umbertide.




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