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Due ebree internate ad Umbertide

di Massimo Pascolini


Elena Gnevkow e la figlia Dorothea Weber furono trattenute nella nostra città dal 1 settembre 1942 a tutto il 1944


Gnevkow Elena, vedova di Alfredo Weber (ebreo austriaco) e prima ancora vedova di Ernesto Pechkranz (ebreo austriaco), figlia di Rodolfo e Dorothea Schelesinger, nasce a Vienna il 16 dicembre 1892, insegnante di lingue.

Dorothea Weber di Alfred Weber (morto nel 1927) e Gnevkow Elena, nasce a Vienna il 13 maggio 1918, di religione cristiana, ma considerata ebrea perché figlia di matrimonio misto.



Dal 1938 si trovano in Italia, a Roma. Arrestate, in un primo momento sono destinate ad essere internate nel campo di concentramento di Ferramonti. Il 17 agosto 1942 il Ministero dell'Interno scrive al questore di Roma per informarlo che ha provveduto a cambiare la destinazione delle due ebree che dovranno essere accompagnate da un agente a Perugia. Qui arrivano il 1° settembre 1942 e trovano alloggio presso l'hotel “Fortuna” per essere trasferite il giorno successivo ad Umbertide.

Ad Umbertide trovano alloggio presso la famiglia Vibi, in via Cibo 31 e viene loro concesso un sussidio giornaliero di Lire 8 per la madre e di lire 3 alla figlia mentre il sussidio mensile di lire 50 previsto per l'alloggio viene concesso solo alla madre.



Il 4 dicembre 1943 sono nuovamente arrestate e trasferite presso il carcere femminile di Perugia. Rimangono imprigionate nel carcere fino al 16 gennaio quando vengono trasferite nel campo di reclusione presso l'Istituto Magistrale in Piazza S. Spirito sempre a Perugia.

Il 18 febbraio 1944 la polizia municipale di Umbertide redige un verbale con l'elenco degli oggetti della Gnevkow sequestrati in via Cibo: una valigia di fibra grande, una altra valigia contenete un cappotto, giacche blu, due zinali bianchi, un orologio a sveglia, otto bluse di vari colori, una sottana, due quadri con fotografie, una cappelliera con all'interno due cappelli e due costumi da bagno.

La Gnevkow il 3 marzo 1944 scrive al questore per denunciare la scomparsa dei propri beni: "In occasione del trasferimento a Perugia, la sottoscritta affidò due valigie contenti indumenti personali ed una cappelleria alla signora Anna Vibi, mia padrona di casa in Umbertide, Via Cibo 31. Qualche giorno fa casualmente ho appreso che nelle scorse settimane due militi si presentarono in casa Vibi e si fecero consegnare le tre valigie che sarebbero state portate nella sede del fascio".

La protesta ebbe successo perché il 19 aprile il comune di Umbertide informava che la Signora Gnevkow Elena aveva provveduto al ritiro dei propri indumenti personali ed era ripartita per Perugia.

Il 4 maggio 1944 Elena scrive una nuova lettera al Questore di Perugia: "Onorevole Questore (...) dopo quindici mesi di libertà vigilata passata ad Umbertide e poi dal 4 dicembre fermate e mandate nel campo di concentramento di Perugia (...). Avendo sentito del pericolo di essere trasferita a Modena, la sottoscritta si permette di chiedervi il favore, di essere mandata assieme alla figlia con un gruppo di internati all'Isola Maggiore presso il lago Trasimeno".

La donna sottolinea che per loro più importante era quella di non essere divise. Il 19 maggio, le due donne vengono rilasciate ed inviate nuovamente ad Umbertide.

Dopo il passaggio del fronte, si trovano ancora ad Umbertide ed il 21 novembre 1944 su ordine del Comando Alleato vengono assunte dal Comune di Umbertide; la Gnevkow come interprete, la figlia Dorothea come dattilografa. Alle due viene corrisposto un salario giornaliero di lire 65.


BIBLIOGRAFIA:

- Archivio Storico del Comune di Umbertide;

- Luciana Brunelli, Ebrei Internati, La provincia di Perugia dal 1940 al 1944;

- Archivio di Stato di Perugia, Questura, Internati.



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