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RIMEDI TRADIZIONALI

RIMEDI TRADIZIONALI A MONTECORONA
(come ci si curava in caso di malattia)

Di Giuliano Sabbiniani


Gli abitanti di Montecorona, in caso di malattia, viste le ristrettezze economiche e la lontananza dai medici e dalla farmacia, si curavano in casa con rimedi tradizionali, tramandati dai vecchi, ricorrendo a quanto la natura e la casa offrivano; nei casi gravi si ricorreva al potere di guarigione della preghiera. Qui di seguito, un elenco di rimedi tradizionali.


- Se si era affetto da polmonite, venivano poste sulla schiena dell'ammalato delle "mignatte" (sanguisughe) per un salasso.

- Se si era affetto da mal di stomaco, si bolliva l'ortica e poi se ne beveva 1'infuso.

- Per il mal di stomaco o l'insonnia, si faceva bollire il fiore di camomilla, che doveva essere stata raccolta rigorosamente nei giorni del "solleone".

- Per le infiammazioni interne, si bollivano le foglie di malva e se ne beveva l'infuso ottenuto.

- Per le infiammazioni delle parti intime, il rimedio era la polvere del legno prodotta dal tarlo.

- Se si era stitici, si immergeva nell'acqua un po' di semola insieme a semi di lino e poi se ne beveva l'infuso.

- La tosse si curava con il miele o si faceva bollire il vino insieme a degli spicchi di mela, addolciti con molto miele.

- Per far passare il raffreddore e la febbre, si faceva bollire una manciata di fiori di tiglio in una scodella d'acqua; la tisana, bevuta lentamente ben calda con l'aggiunta di miele, staccava il catarro, invitava al sonno e portava alla guarigione.

- Le emorroidi si curavano con delle pomate fatte con prodotti naturali come la menta, la salvia o il frutto dell'ippocastano.

- I geloni alle mani o ai piedi si curavano immergendo l'arto in acqua molto calda, dove era stato messo del sale e del bicarbonato, oppure applicando sulla escrescenza un bulbo di aglio.

- Con il liquido che rilascia il frutto di fico acerbo appena colto si curavano invece i duroni dei piedi.

- Per la cura della spina calcaneare, si prendeva della sabbia e la si faceva scaldare in una padella; una volta diventata bollente, si appoggiava il calcagno su di essa fino alla sopportazione, ripetendo questa operazione una decina di volte.

- In caso di puntura d'insetto, ci si curava con l'aglio e con l'aceto; qualche volta, per non fare alzare la bolla, si applicavano su di essa delle fette di patata o si faceva pressione con una lama metallica.

- Quando ci si era scottati, si lavava con acqua fredda la bruciatura e poi si applicavano sulla parte dolorante fette sottili di patata; per far guarire la piaga, si sbatteva l'albume dell'uovo con olio ed acqua, fino ad ottenere una schiuma leggera che si applicava sulla parte scottata.

- Visto che i guanti da lavoro non esistevano, sulle mani, specialmente d'inverno, comparivano dei "gretti" (ragadi); il rimedio era quello di spalmare dell'unto di maiale sulle mani fino alla guarigione.

- Il mal di denti si curava sciacquando la bocca con degli infusi di malva; se il dente era cariato, si sciacquava la bocca con l'aceto caldo e del sale; i più fortunati la sciacquavano con il mistrà.

- Se si era affetti da diarrea, ci si curava mangiando del limone o nespole.

- Per curare l'otite, si doveva mettere nell'orecchio malato del latte caldo di una donna che allattava un bimbo maschio.

- Per il mal di testa, si tagliava una patata a fette, che venivano applicate sulla fronte tenendole ferme con un fazzoletto, mentre si riposava al buio.

- Per il torcicollo, si prendevano dei noccioli di ciliegia: si mettevano in un paiolo di ghisa, si scaldavano bene e li si mettevano in un sacchetto di iuta, che veniva applicato sulla parte dolorante del collo.

- I vermi intestinali dei bambini si curavano ponendo a contatto con il corpo collane di spicchi di aglio o facendoli ingerire direttamente; si curavano pure con le foglie di ruta.

- Per la caduta di capelli, si faceva bollire la radice dell'ortica e con l'infuso ottenuto ci si lavava la testa.

- Per combattere i pidocchi, ci si lavava la testa con l'aceto o con il "ranno", (l'acqua del bucato fatto con la cenere).

- Per curare i brufoli "infastiditi" (infettati), ci si metteva sopra una foglia di "rogo" (rovo) marcita.


La stessa chiesa di San Salvatore è legata a pratiche terapeutiche, tramandate dalle credenze e dalle tradizioni popolari locali. Nell'Abbazia è custodito il corpo della santa e martire Apollonia, cui vengono attribuiti poteri taumaturgici e protettivi contro il mal di denti (per analogia con S. Apollonia di Alessandria d'Egitto, protettrice dal mal di denti).

Inoltre il luogo, dove la santa avrebbe subìto il martirio, individuato in una colonna della cripta, è sede di pratiche terapeutiche per i dolori reumatici: si invoca la guarigione avvicinando la parte dolorante alla cavità rettangolare della colonna "miracolosa"'.



  • Raimondo Fugnoli. “Abbazia di San Salvatore di Montecorona-Umbertide (PG) in: I Luoghi del Silenzio" 2014


(Dal suo libro “Montecorona – la Tenuta e la sua gente” – gruppoeditorialelocale, Digital Editor srl, Umbertide - 2021)

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