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Umbertide

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Il canestraio o cestaio

L'arte del Canestraio ad Umbertide...

Il signor Domenico Ercoli, 88 anni e 6 mesi al momento delle riprese eseguite nel 2013, mostra come si intrecciano i "vimini", flessibili rami del "salice", con una tecnica che da piccolo gli era stata insegnata dal nonno, il padre della madre. La descrizione curata e realizzata dalla professoressa Eleonora Spini è di circa 20 min, un durata considerevole rispetto alle modalità di fruizione odierna delle informazioni, proprio per far rivivere un mondo rurale che scandiva il tempo in maniera differente.


Nel video si possono vedere le varie fasi della realizzazione di un cesto di vimini con una tecnica che in buona parte risale nel tempo, sicuramente al XIX secolo in un mondo rurale che aveva tempi lunghi e necessità di autosufficienza, dove gli oggetti avevano un valore per il loro uso.

Immagine n. 1: fotogrammi estratti dal video-intervista: "L'arte del Canestraio Ercoli" della professoressa Eleonora Spini.


Nel video possiamo ritrovare diverse fasi:

1) la scelta dei vimini

2) la preparazione del manico

3) la preparazione del fondo

4) la preparazione dell'orlo del fondo

5) la costruzione del cesto intero.


Video n.1: Registrazione ed ideazione della video-intervista della dottoressa Eleonora Spini.


Per quanto riguarda l'elemento materiale principale usato preferibilmente per queste realizzazioni, il cosidetto "vimini" era la pianta di riferimento, ovvero il "salix viminalis", visibile ancora ai bordi di alcune strade di campagna. E' una pianta diventata autoctona e solitamente potata a capitozza. Era utilizzata per la flessibilità dei rami sia per la legatura della vite che di fascine di legna, per lo spostamento e trasporto di materiali e vivande oltre che per usi "ornamentali". Il signor Domenico indica un'altra pianta, questa non coltivata, che utilizzava dopo averla raccolta nel bosco: il cosiddetto "olivello".

Il "vimini" si raccoglieva, ricordava Domenico, da ottobre a marzo con la luna calante.  I rami andavano scelti con cura, spellati e lasciati ad asciugare. Solitamente i rami venivano ordinati per tipo e a "fastelle" per lunghezza, per poi essere bagnati prima della realizzazione di cesti ed oggetti simili per fargli riprendere l'elasticità prima dell'intreccio.



Immagine n. 2: "Salix viminalis", foto di Francesco Deplanu


Ancora sui bordi delle strade di campagna si riescono a vedere piante di Salice da vimini, il "salix viminalis". La fine della mezzadria e la sostituzione con una produzione specializzata e senza vite maritata, lo spopolamento delle campagne, assieme alla produzione di prodotti industriali per i lavori agricoli, ha portato ad una loro drastica diminuizione. Nella nostra zona si possono vedere, comunque, diversi esemplari anche dalla superstrada, prima dell'uscita in direzione Nord di Umbertide, in zona Assino. Qui alla base delle colline che guardano il sole tramontare in inverno, la luce permette di vedere da lontano il colore "giallo-arancio" dei loro rami, e così di riconoscerli.



Video n. 2: "Salix viminalis" di Francesco Deplanu


Proprio per questa sua flessibilità era utilizzato appunto per la realizzazioni di canestri ed altri attrezzi del mondo rurale oltre che per la coltivazione della vite maritata. Attività di antica tradizione che ha visto nel mondo del dopoguerra rapidamente lasciare il posto a realizzazioni con materie plastiche o "finto vimini".



Fonti:

Project Gallery

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