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La Fratta di Blaeu conservata in Scozia

La Fratta nella Carta del Bleau della National Library of Scotland

La Fratta nella Carta del Bleau della National Library of Scotland

“Bleau-Italy 1662-65”


(A cura di Francesco Deplanu)

data: 22/10/2023


Analizziamo qua la simbologia cartografica di Fratta nella Carta del 1662 del Blaeu, denominata "Territorio Pervgino", presente nel Volume 8 dell' Atlas Maior del 1662-5, carta ed Atlante già presentati nell'approfondimento precedente relativo però ad un esemplare digitalizzato dell’Università di Utrecth. Questa carta del "Territorio Pervgino" è invece conservata alla National Library of Scotland. Carta della quale abbiamo ottenuto una copia digitale da poter osservare per poter vedere se potevano esserci altre informazione oltre a quelle cartografiche già analizzate.

In effetti in questa carta al simbolo della nostra città è sovrapposta completamente una macchia di colore rosso. Questo aspetto , dopo aver descritto la carta, ci ha portato a riflettere e a proporre una fragile ipotesi sul perché possa essere stata posta questa macchia di colore rosso su Fratta, ed altri segni simili sull'intera carta di un opera veramente costosa, ovvero per pochi. Ipotesi che ha l’unico pregio, probabilmente, di permetterci di parlare di uno dei maggiori scontri del ‘600 che riguardarono Fratta: la “guerra di Castro”.



Carta del Bleau della National Library of Scotland:

https://maps.nls.uk/atlas/blaeu-maior/browse/index.cfm?vol=8&seq=107



La Carta appare infatti essere del tipo più costoso prodotto nella stamperia dei Bleau in quel periodo, e in tutto il mondo coevo, perché presenta una coloritura di “fabbrica” differente da quelle ordinarie. Coloritura che faceva apparire il documento come più particolare e quasi “personalizzato”; questo sebbene l’edizione “non personalizzata”, e meno costosa, presentasse comunque i confini amministrativi indicati con dei colori:  con il rosa il confine dello Stato di Urbino,  con l’azzurro quelli di Città di Castello e con il giallo il territorio amministrato da Perugia. Questa edizione "scozzese" più costosa inoltre, caratterizza il territorio principale di riferimento, in questo caso il “perugino”, colorandolo interamente con un tono di giallo e colorando con una tenue tonalità di verde la base dei rilievi di tutta la Carta, probabilmente per segnalare/evocare la presenza di boschi. Su queste coloriture realizzate dalla stamperia dei Blaeu però, si aggiunge la presenza di macchie di colore rosso realizzate a mano che si sovrappongono così ai simboli della carta stampata.


Particolare della Carta del Bleau della National Library of Scotland:

https://maps.nls.uk/atlas/blaeu-maior/browse/index.cfm?vol=8&seq=107


Perché queste macchie di colore ?


Questa azione ci fa supporre un utilizzo della Carta ben diverso dagli intenti previsti del Bleau, che oramai realizzava un prodotto di fascia economica molto alta per delle elité sociali interessate ad una conoscenza geografica generale. Ciò che è difficile capire è quale intento ci sia stato nel colorare a mano Fratta e altri luoghi in questa Carta, Perugia compresa. Ma tali macchie non sembrano essere casuali


Questi “segni colorati”, per quello che riguarda il territorio perugino del nord, evidenziano la posizione di confine della fortezza di Fratta. La posizione della città in effetti appare strategica: prima della via principale di accesso al “Granducato di Toscana” nell'Alta Valle del Tevere, ovvero della valle del Niccone, e vicino alla direttiva viaria verso l’eugubino e il Ducato di Urbino, poco prima del torrente Assino. Per di più Fratta è posta lungo la valle del Tevere, nel punto più stretto morfologicamente della valle, verso Città di Castello a protezione di Perugia. Nella carta il simbolo di Fratta appare colorato con un grosso punto rosso che nasconde le mura, con vicino “M. Alto”, oggi “Monte Alto”, anche esso colorato, sulla valle del torrente Niccone.

Sulla mappa, inoltre, sono evidenziati e coperti in “rosso” i punti “principali” per quello che riguarda la zona del perugino.


Ora “principali” per cosa? Probabilmente non per dimensione e quindi importanza amministrativa o economica legata ai commerci, visto che sono segnati in “rosso” piccole località e castelli come “Cerqueto”, “Caneto” (Canneto di Perugia) “Casa Castaldo” ecc… non certamente centri di commercio significativi.


Forse questa coloritura era stata fatta per indicare i luoghi principali di importanza militare: in effetti sono colorati di rosso Perugia, Fratta, Passignano… ma anche  altri castelli più piccoli come nelle vicinanze di Fratta “Reschi”, “M. Alto”, “M. Gualandro” e molti nel sud dell’Umbria.


A questo punto tirando le somme sul perché di questa particolare coloritura successiva, che si sovrappone come detto alla simbologia e alla toponomastica della carta del Bleau, ci sentiamo di valutare le diverse ipotesi che hanno spinto, ad un certo punto, il possessore a farne questo uso. Uso per mettere in evidenza luoghi a suo parere “importanti" forse scelti per interesse a scopo militare, amministrativo, di viaggio o di motivi economici.

Subito però ci sentiamo di escludere  l’interesse economico e amministrativo, visto le indicazioni di luoghi, grandi, medi e anche molto piccoli che sembrano far venir meno la scelta “economica”. Ci sembra poi improbabile che questo risponda ad una specie di “itinerario di viaggio", vista la sua particolarità già citata sopra. Infine per quello che riguarda la scelta mossa da una necessità amministrativa, essa ci appare incoerente perché i luoghi colorati sono sia all’interno che fuori dai confini amministrati dallo Stato della Chiesa.


Osservando la mappa, infatti, si nota immediatamente la coloritura delle città fuori dai confini del territorio perugino: ad ovest Cortona, Montecchio e a sud ovest Valiano in Toscana. Ad est e sud-est, nei territori comunque della Chiesa,  Eugubio, Asisio, Sigello, Fosato e Costacciaro.

Proprio la presenza di punti colorati sopra queste città extra-perugine e fuori dai territori della Chiesa ci fa propendere quindi per una motivazione politico-militare difensiva: visto il numero notevole di luoghi “colorati” tra il territori della Chiesa e il Granducato: da Fratta e lungo la valle del Niccone e tra Città delle Pieve, Marsciano e Perugia.


Sposando questa ipotesi “militare-strategica”, ci si può domandare il perché di questa interesse militare riportato su carta in un periodo necessariamente successivo al 1665. Periodo nel quale si è soliti presentare la penisola italiana dal punto di vista “bellico” come “tranquilla”, soprattutto a confronto con un sec. XVI  e alle “guerre horribili” che avevano imperversato la penisola.

La risposta è semplice: i rapporti tra gli stati non furono così “tranquilli”. Va ricordato, infatti, uno stato di guerra e di tensioni di poco precedente la pubblicazione dell’ Atlas Maior, lungo quasi un decennio, che riguardò il perugino tra il 1640 e il 1650: la “Guerra di Castro”. Conflitto che toccò direttamente anche Fratta come diremo successivamente.


La nostra ipotesi perciò, ardita e fragile allo stesso tempo, tende a sostenere che l’autore della coloritura a mano volesse avere il quadro territoriale delle fortezze e principali luoghi fortificati del territorio, con una attenzione al rischio militare verso il Granducato di Toscana. Per onestà diciamo che è sottesa ad essa un’altra ipotesi ancora, ossia che i “segni colorati” siano stati effettuati in un tempo successivo nel quale era ben vivo il ricordo del rischio di conflitto in questo ambito territoriale, ovvero nella seconda metà del seicento.

Scontri e tensioni politico-militari che potrebbero giustificare l’uso delle “macchie” rosse aggiunte a mano, forse allo scopo di “dominare” la paura di  un nuovo conflitto. Continuando con la nostra ipotesi della coloritura legata alla preoccupazione militare ripercorriamo quindi gli eventi della “Guerra di Castro”, evento che lasciò conseguenze e preoccupazioni sicuramente per lungo tempo.


Il conflitto si svolse in realtà in due tempi: la prima “guerra di Castro” (1641-1644) di maggior interesse militare e la seconda “guerra di Castro” (1649), che portò alla distruzione della città di Castro, ridotta in rovine ancora oggi visibili.


Lo scontro si verificò per l’accesa conflittualità delle famiglie salite al soglio Pontificio: prima i Farnese con Papa Paolo III Farnese che concesse il Ducato di Castro al figlio, e anche Parma e Piacenza dove si concentrarono la corte e gli interessi principali dei Farnese e poi la famiglia che diede il nuovo Papa, i famosi Barberini con Urbano VIII che nel 1623 salì al soglio pontificio. I Barberini  cercarono di appropriarsi del Ducato di Castro, terra ricca tra l’altro anche anche di allume, estesa dal Mar Tirreno al Lago di Bolsena che contava circa 6000 abitanti, sfruttando una crisi bancaria della famiglia Farnese.



A sud ovest del Lago di Bolsena esisteva la città di Castro (File da Wikipedia)


La prima guerra di Castro


Urbano VIII si impossessò del ducato nel 1642 e pretese la sottomissione del Duca Odoardo Farnese, non ricevendola lo scomunicò. Preparò poi un esercito dai territori pontifici delle Legazioni di Romagna per attaccare direttamente i Farnese a Parma. Questo suscitò però le preoccupazioni della Repubblica di Venezia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Modena che aiutano il Farnese economicamente ad organizzare un esercito nella prima fase della prima guerra di Castro e poi entrarono direttamente in guerra contro i territori pontifici. Parma e Venezia attaccarono così le Legazioni di Romagna mentre il Granducato invase l’Umbria e parte del Lazio. Al termine del conflitto i Farnese riottennero Castro, dovendo però abbattere le mura di protezione della città.


La prima guerra di Castro, nella sua seconda fase dall’autunno 1643 al 1 aprile 1644, riguardò anche la nostra Fratta perché in questo frangente i soldati del Granduca Ferdinando II di Toscana, entrarono nei territori pontifici umbri, prendendo Città della Pieve e arrivando a minacciare Perugia. Da Magione e dalla valle del Niccone cercarono di conquistare anche Fratta. L’inverno con la piena del Tevere e la neve rallentarono le operazioni di guerra; aspetto che assieme al rafforzamento delle strutture difensive di Fratta salvarono la città dalla conquista.


Particolare della Carta del Bleau della National Library of Scotland da Fratta a Cortona:

https://maps.nls.uk/atlas/blaeu-maior/browse/index.cfm?vol=8&seq=107


La seconda guerra di Castro


La seconda guerra di Castro cominciò con i successori del soglio papale e del Ducato di Parma, Innocenzo X, ovvero Giovan Battista Pamphili e Ranuccio, figlio di Odoardo Farnese. Questa volta, Ranuccio fu sconfitto il 2 settembre 1649 e Castro distrutta completamente; restano di Castro solamente rovine nei boschi nella zona di Ischia di Viterbo, a sud ovest del Lago di Bolsena.


Il contesto della azioni belliche di Fratta


Per parlare della prima guerra che coinvolse Fratta utilizzeremo due scenari: lo scenario generale della “prima guerra di Castro”, utilizzando una ricerca dello storico Renzo Chiovelli, “Cronologia della prima guerra di Castro (1641-1644) delle carte Barberini presso la Biblioteca Vaticana”, e poi la ricerca realizzata per il calendario di Umbertide 2002 basata soprattutto sugli studi dello storico locale Renato Codovini e presente in sintesi già nel nostro sito per lo scenario di guerra locale.


Lo scenario di guerra generale nella prima guerra di Castro


Nel carteggio della famiglia Barberini vengono desunte diverse notizie di “prima mano” di quello che stava accadendo nello scontro tra Farnesi e Papato. Nella corrispondenza barberiniana si sa che già nel luglio 1641 il duca Odoardo viene citato dal Commissario Generale pontificio “per l’estinzione dei monti farnesiani e per il pagamento dei frutti decorsi ai montisti”, ovvero approfittò di una crisi finanziaria dei Farnesi. Il 16 agosto Urbano VIII ordinò la soppressione di tutte le innovazioni militari che Farnesi avevano fatto a Castro.


Il 6 ottobre 1641 iniziò l’assedio della città dopo aver già occupato postazioni vicine da parte delle truppe papali. Solo successivamente, cioè il 13 gennaio 1642, arrivò la scomunica di Odoardo da parte di urbano ottavo che non si era piegato alla situazione di fatto.


Sempre nella corrispondenza dei Barberini sappiamo che il 31 agosto 1642 a Venezia viene stipulato il trattato con la Repubblica di Venezia granducato di Toscana il Ducato di Modena in aiuto Edoardo che subito dopo, da Parma diede vita ad un  esercito per entrare lo Stato ecclesiastico. Nel carteggio si fa presente come Edoardo passando per la Toscana si accampò a Castiglione del Lago il 30 settembre e il 9 ottobre entrò in Acquapendente.


La speranza di un accordo però fallisce, così, il 26 maggio del 1643, Toscana, Venezia e Modena conclusero un trattato per invadere lo Stato ecclesiastico in due direzioni: dal Veneto in Romagna e dalla Toscana.

Successivamente dalla corrispondenza si ha notizia che il 19 giugno i granducali occuparono Città della Pieve.


Il 4 settembre seguente il nuovo Generale pontificio Vincenzo della Marra cercò di difendere il perugino a Magione, ma attaccato da  Alessandro Del Borro, a capo delle truppe del Granduca, fu costretto a ripararsi a Mongiovino dove venne sconfitto  e fatto prigioniero; così i granducali occuparono Montalera, Montegabbione, Monteleone, Carnaiola e Fabro. Il 12 ottobre del Borro puntò con l’armata medicea su Perugia ma gli ecclesiastici schivano la battaglia campale e si chiudono nella città.


Infine il Chiovelli mette in evidenza una nota del novembre 1643 a riguardo del fatto che “l’abbondanza delle piogge il sopraggiungere dell’inverno blocca l’avanzata dei collegati. Questa notizia corrisponde agli accadimenti del conflitto a Fratta.


Ultime indicazioni sono che dopo la pubblicazione del trattato di pace del 1 maggio 1644, il 12 luglio “il Granduca di Toscana ordina per il 18 luglio la restituzione di tutti i luoghi occupati nello Stato pontificio dal suo esercito"… due settimane dopo morirà Urbano VIII.


Lo scenario di guerra locale di nostro interesse nella prima guerra di Castro


Riportiamo qua sotto, in sintesi, lo scenario di guerra che riguardò specificatamente la fortezza di Fratta basato sul  testo  preparato da Fabio Mariotti e già presente nella pagina della “Fratta del seicento” nel nostro sito. Approfondimento definito “La Guerra del Granduca di Toscana” e basato sul “Calendario di Umbertide” del 2002:



Per quello che riguarda lo scenario di Fratta possiamo dividere anche qua in due momenti gli eventi della prima guerra di Castro: dal 1642 ai primi di novembre del 1643 si ebbero i preparativi difensivi per lo voci di guerra. Dal 4 novembre al 18 novembre 1643 si ebbe l’attacco vero e proprio da parte del Granducato via Val di Pierle e poi Valle del Niccone, che riguardò però tutto il territorio. Seguirono poi ancora dei lavori di fortificazione della città fino al 6 aprile 1643 quando finì la prima “guerra di Castro” o del “Granducato”.


La fortezza di Fratta, presidiata inizialmente da soldati Corsi, cominciò ad essere rafforzata durante il 1642 con l’aumentare delle voci di guerra. Si ricostruì il fortino di Porta Nuova, si sistemò il parapetto fortificato ad est, si sistemarono le porte di Castel Nuovo e del Boccaiolo, sostituendo i meccanismi e costruendo dei parapetti di protezione ad esse in mattoni. Infine si rifecero i ponti levatoi della Rocca e della porta “del Soccorso” verso l’esterno della fortificazione.


Fu però con l’estate del 1643 che aumentò la paura, visto che a giugno i granducali occuparono Città delle Pieve: si pensi che in questo periodo passarono per Fratta in un sol giorno 5000 fanti e 500 cavalli. La Magistratura di Fratta nominò così una “congregazione” che si occupò di pulire i fossati attorno alla fortificazione, di ricostruire il parapetto tra la Rocca e la Piaggiola costruendo nella porta della Campana, proprio in cima alla Piaggiola, un’altro ponte levatoio. Si sistemò, tra le varie numerosi azioni, la porta Saracina sul ponte del Tevere. Furono chiuse dal di fuori le porte della Madonna della Reggia con un muro di mattoni molto largo, facendo diventare la chiesa un luogo di deposito viveri e munizioni custodito da un gruppo di armati.

Il cardinale Francesco Barberini incaricò Giovan Battista Bono di diventare “Governatore delle Armi” di Fratta ed inviò due compagnie di duecento uomini ciascuna a difesa della città.


Fratta era così pronta ad un eventuale assedio dei granducali. L’attacco verso Fratta avvenne il 6 novembre 1643 passando da Pierle e entrando nella valle del Niccone, evitando però lo scontro con la fortificazione di Montalto. Arrivati sulle rive del Tevere i fiorentini risalirono conquistandoli, ai castelli di Polgeto e Monteacuto. Poi parte dell’esercito si collegò con quello posizionato a Magione. Tra l’8 e il 9 novembre la cavallerie fiorentina di Matthias dei Medici si posizionò per l’attacco alla fortezza. Verso le 4 di mattina del 9 novembre le truppe fiorentine cercano di attraversare il ponte per raggiungere la città, ma i tiri di moschetto dei difensori sul ponte e il Tevere in piena fece desistere gli attaccanti che si spostarono fino a Niccone. Il comandante dei soldati di Fratta era al momento Tobia Pallavicino che preoccupato dalla situazione diede fuoco alle case esterne e alle botteghe del Borgo superiore. Da Perugia arrivarono nuovi rinforzi che dalla riva sinistra del Tevere fronteggiarono i granducali mentre le colline si riempirono di neve. L’11 novembre però 500 cavalieri del Granduca riuscirono a passare sulla riva destra a nord di Fratta verso Montone, per poi ritornare indietro per paura della crescita della piena del fiume. Questo spinse il comandante Tobia Pallavicino al controllo del territorio verso Montone che volle fare personalmente e fu catturato da un gruppo di fiorentini evidentemente rimasti sulla riva sinistra. Da quel momento però si allentò la morsa degli assedianti e nel giro di pochi giorni, il 18 novembre, fu riconquistato da parte del nuovo comandante di Fratta, Pier Francesco Bourbon dei Marchesi del Monte, il presidio di Montecastelli ancora in mano ai fiorentini. Si aspetto poi, pieni di tensione, la fine delle ostilità che arrivò ad aprile del 1643.


Rovine della Città di Castro (File da Wikipedia)


Concludiamo così con gli eventi che riguardarono Fratta nel periodo della prima “guerra di Castro” con il momento di maggior rischio quando l’esercito del Granduca si fermò a lungo sulla riva destra del Tevere in attesa dell’attacco. Eventi bellici che “poniamo” all’origine, come ipotesi fragile, ma intrigante, del motivo che portò una mano sconosciuta alla coloritura con macchie rosse di questa mappa di Bleau, edita nel 1662 e conservata nella National Library of Scotland.



Fonti:


https://www.umbertidestoria.net/la-fratta-del-seicento


https://www.historiaregni.it/le-guerre-di-castro/


  • Calendario storico di Umbertide 2002 - Ed. Comune di Umbertide - 2002 (Basato su “Renato Codovini: Storia di Umbertide - Vol. V - Sec. XVII - Dattiloscritto inedito). Calendario scaricabile da:

https://www.umbertidestoria.net/_files/ugd/a0238d_042a3c6038df4b7fa57a1fd4d553a629.pdf

nb: facciamo presente che è uscita una interesantissmo lavoro postumo di Renato Codovini, edito dalla Società Storica Umbertide Edizioni, settembre 2023, "Le fortificazioni militari a Fratta perugina", dove a pag. 22 e a pag. 40 vengono riportate notizie a riguardo dei cambiamenti nelle fortificazioni di Fratta in occasione della "guerra del Granducato", ovvero la "prima guerra di Castro".


  • “Cronologia della prima guerra di Castro (1641-1644) nelle carte Barberini presso la Biblioteca Vaticana, a cura di Renzo Chiovelli”, Edito in Biblioteca e società. Quaderni della rivista del consorzio per la gestione delle biblioteche comunali degli Ardenti e provinciale Anselmo Anselmi di Viterbo. Numero 20.


Link sui Bleau della Nation Library of Scotland:


- https://maps.nls.uk/atlas/blaeu-maior/browse/index.cfm?vol=8&seq=107



Immagini :



-Blaeu Atlas Maior 1662-5, Volume 8 - Carta del "Territorio Pervgino" della Nation Library of Scotland:

https://maps.nls.uk/view/108520905


Mappa navigabile Blaeu Atlas Maior 1662-5, Volume 8 - Carta del "Territorio Pervgino" della Nation Library of Scotland:

https://maps.nls.uk/atlas/blaeu-maior/browse/index.cfm?vol=8&seq=107


Rovine di Castro:

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Rudel_del_Duono_di_San_Savino_-_Castro.jpg


Ducato di Castro:

-https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ducato_di_castro_musei_vaticani.jpg










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