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La Carta del Giorgi del 1574

La Carta del Giorgi del 1574...

La Carta della Diocesi di Gubbio disegnata da don Ubaldo Giorgi nel 1574, è' una carta pregeodetica ma già realizzata con un processo di stampa a partire da lastre di rame. La carta Riporta in alto “Diocese della città di Gubbio, descritta dal R.mo  Don Vbaldo Georgii Clerico Evgubino ad istanza di Monsignore Ill. e R.v.mo Mariano Savelli Vescovo Dignissimo”.


In essa abbiamo una particolare rappresentazione di Fratta, posta proprio al confine della Diocesi, in basso a destra rispetto alla mappa. La mappa è caratterizzata dall’intento di rappresentare l'intera Diocesi con il popolamento di tutte le sue parrocchie e la distanza delle "case" dal luogo di culto di riferimento. I simboli delle "case" non indicano reali edifici, ma corrispondono praticamente a dei "fuochi", ovvero ad un gruppo di persone/anime. Nella parte esterna della Diocesi eugubina, al confine con quella tifernate e perugina, compare la nostra Fratta, visibile con la grande Rocca e le sue mura e con le sue parrocchie: si vedono tra le altre, S. Maria, S. Antonio, uno dei primi patroni di Fratta,  S. Andrea, Sant. Erasmo. Fuori dalle mura, oltre un torrente che sappiamo essere "la Regghia", si vede la chiesa della "Collegiata", indicata come "La Madonna", e, al centro delle mura di Fratta, la chiesa di S. Giovanni. Poco distante dalle mura di Fratta, verso il torrente che sappiamo esssere l'Assino, è riportata la fortezza di Civitella con altre due chiese nelle vicinanze.



La Carta del Giorgi della metà del XVI sec. (nel suo complesso è di 980 x 680 mm, composta da due grandi fogli ricavati da due lastre di rame di 475 x 680 mm ognuna)  è una "carta tematica" che aveva l’intento, come detto sopra, di raffigurare l’entità numerica delle “anime” presenti nelle varie parrocchie  della Diocesi di Gubbio. Questo vero e proprio censimento demografico rispondeva alle indicazioni nate da ciò che venne stabilito nel Concilio di Trento, nel 1563, per il riordino delle parrocchie. La "Carta" venne realizzata con i dati riguardanti lo stato delle anime, con la collocazione delle chiese parrocchiali, delle pievi, dei nuclei abitati, delle ville. Sulla carta c’è una suddivisione in quadrati e rettangoli che delimita approssimativamente la circoscrizione parrocchiale; solitamente i "nuclei abitati" sono indicati dei numeri che riportano la distanza in miglia dalla parrocchia; più frequentemente si vede il numero "1" e "2" ma vengono indicate anche le "mezze miglia" con un simbolo simile al nostro segno di divisione. È la raffigurazione, infatti, dei dati che il vescovo Mariano Savelli, nel 1567, chiese di indicare ai parroci: il numero delle famiglie appartenenti alla propria parrocchia e le distanze che separavano i gruppi di fedeli dalla chiesa parrocchiale di riferimento. Indicazioni non facili da ottenere vista l'imposizione da parte del vescovo di una pena di 50 fiorini come multa per i parroci “renitenti” a comunicare queste informazioni. Probabilmente i dati finali ottenuti e poi utilizzati sono della fine del 1570. Non ha quindi lo scopo di descrivere il territorio, con la sua morfologia o con le indicazione di dove si trovava il coltivato eil boschivo, ma solo la distribuzione della popolazione.


L’interesse del committente, il vescovo Savelli,  ha “generato” anche l’orientamento della Carta del Giorgi che vede la Città di Gubbio, sede diocesana, essere al centro della carta. Non vi sono, quindi, riferimenti di orientamento con delle indicazioni già più standardizzate come quelle utilizzate invece dal Piccolpasso (Ponente, Mezzogiorno, Tramontana, Levante). 



 

Discorso analogo si può fare per il resto della simbologia: il Giorgi riporta in maniera allegorica la realtà senza la preoccupazione di rispettare le dimensioni di edifici e rilievi, senza un’attenzione specifica al territorio rurale dal punto di vista del suo utilizzo o ad una idrografia accurata, anche se i simboli di edifici, orografia ed idrografia sono presenti nei loro elementi essenziali.


Sulla mappa questa  rappresentazione “allegorica” è visibile nella maniera con la quale Giorgi rappresenta con dimensioni incoerenti le città e i borghi fortificati: lo si vede, ad esempio, nello spazio dato agli edifici della città di Gubbio e al suo monte, il Monte Ingino, enorme rispetto alle alture vicino.



Ma per quello che riguarda la rappresentazione dei castelli e borghi fortificati il Giorgi, sebbene, come già detto, non sembri prestare attenzione alle misure in proporzione, in realtà si nota una notevole attenzione che l'autore pose su di essi. Sebbene, infatti, siano rappresentati in forma semplificata, il Giorgi li riporta con degli specifici particolari che sono effettivamente caratterizzanti i vari luoghi riportati. Anche per il territorio attorno a "la Fratta" possiamo notare alcuni aspetti specifici e caratterizzanti, come ad esempio la struttura difensiva già in parte diruta di Poggio Manente (nell'immagine sotto, in basso a destra, indicato come "Il Poggio"): evidenziata dalla linea tremolata di parte delle mura nella parte "alta". Questo è visibile anche nell'accuratezza nel riprodurre le porte  stesse della nostra Fratta: la porta a sud (la “Porta Romana” di Piccolpasso) con apertura visibile verso le tre chiese dell’attuale piazza San Francesco (Santa Croce, San Francesco e San Bernardino), e l’altra apertura con la strada, evidenziata da puntini posti in parallelo, che si dirama in direzione opposta (la “Porta senza nome” di Piccolpasso). Solo che in questo caso la strada è rappresentata costeggiante il corso del Tevere, al contrario della realtà, riportata anche dal Piccolpasso, visto che la strada del tempo piegava per andare verso Civitella per raggiungere poi Gubbio. La torre stessa di Fratta è, inoltre, disegnata come un "torrione", disegno che non ha uguali nei "segni" simili che si ritrovano nella Carta del Giorgi per le strutture difensive. Semplificando non è stata disegnata la "Rocca" in maniera puramente simbolica, ma in qualche modo il Giorgi ha descritto proprio l'aspetto reale della maggiore struttura difensiva di Fratta: la sua torre merlata imponente incastonata nelle mura.



Ma l’aspetto più involontariamente significativo che si nota, e che deriva dall’interesse di una rappresentazione pregeodetica come questa spinta dall'interesse del misurare il popolamento nei limiti dell'amministrazione ecclesiastica... è l’incredibile scomparsa del ponte di Fratta sul Tevere. Possiamo supporre che la sua "non presenza" dipenda proprio dalla richiesta di fondo del committente, il già detto popolamento, che rese privo di interesse per il Giorgi rappresentare una peraltro essenziale infrastruttura, per il semplice fatto che permettendo in passaggio sull’altra sponda del Tevere, ineriva alla viabilità di un’altra Diocesi. Non si spiegherebbe infatti la presenza nella carta del Giorgi di ponti di struttura architettonica notevolmente minore a quello della Fratta sul Tevere: ponti che invece vengono riportati con attenzione, come quelli sull’Assino vicino a Camporeggiano e quello sul Torrente Saonda vicino a Gubbio (si veda l'immagine di Gubbio sopra). Da segnalare che il confine "inferiore" della Diocesi, come i confini naturali che si sono strutturati nel tempo tra le popolazioni, segue il corso del fiume Tevere.



Questa "Carta" è dunque una rappresentazione "tematica" che offre informazioni dirette su quante parrocchie, chiese e tipologia di popolamento nella Diocesi oltre ad informazioni sui particolari dei borghi fortificati, sulle strade principali assieme ad una idroigrafia del territorio, sebbene semplificata. Con una certa precisione si può, infatti, ottenere anche il numero di abitanti dei vari luoghi, oltre che dell’intera diocesi che contava più di 20.000 abitanti, tenendo conto che ogni “casa” indicava 5 persone (si confronti l'accurata analisi presente in Maria Oda Graziani, “La carta del Georgi”, 2005).

All’interno delle mura dell’antica Fratta, con la parrocchia di San Giovanni in bella evidenza, considerando veritiera questa “regola”, si contano 22 “case", ovvero circa 110 persone. Molte invece sono le “case” all’esterno delle mura nelle campagne. Per quanto ci riguarda nel quadrante delle parrocchie attorno a “La Fratta” sono individuabili  ben 42 “case”. Ogni casa, ricordiamo indica 5 persone, non un edificio reale. Per lo stesso sistema di conteggio si contano dunque 210 persone fuori dalle mura. Assieme alle 110 interne alle mura si hanno circa 320 persone nelle parrocchie di Fratta. Dato molto simile a quello del Piccolpasso.


La carta comunica al di là degli intenti, comunque, altre importanti informazioni: anche nella zona dove insiste la nostra “Fratta”, si vede infatti che la percentuale di dispersione della popolazione rurale in questo periodo storico è molto alta (ovvero numerose sono le "case"/"fuochi" lontane dalle mura difensive). Questo fa pensare alla “mezzadria” anche se non si può parlare certamente di nascita di quel paesaggio, la coltura promiscua della vite legata alla mezzadria, che caratterizzerà nei secoli a venire il territorio umbro. Nei documenti coevi, infatti, si parla soprattutto di “vinea” che indica la coltivazione della vite praticata a terra. Sicuramente tale distribuzione della popolazione, ad insediamento sparso, ci parla però di una nuova tranquillità di poter vivere fuori dalle mura cittadine rispetto ai secoli passati e di una relativa produttività di tali luoghi.


Infine la Carta ci offre molte informazioni sull'organizzazione amministrativa del "culto", con la loro posizione approssimativa, ma rispondente a grandi linee alla posizione reale, delle Pievi, "chiese curate", chiese semplici e cappelle presenti nel periodo. Ricordiamo che la Pieve a quel tempo aveva ormai visto esaurirsi la sua funzione di centro della vita religiosa della campagna, il cui perno stava diventando viceversa la "chiesa curata", ovvero la parrocchia, cui venivano attribuite funzioni pastorali sempre più ampie.



Nella "Legenda" del Giorgi si leggono queste principali distinzione per riconoscere sulla mappa la funzione svolta dalle chiese:

"-Il numero sopra le case la distanza dalla chiesa curata

-La croce con bordi sopra la chiesa o campanile, la Pieve

-La croce semplice sopra la chiesa o campanile, la chiesa curata.

-La palla sopra la chiesa, o campanile, la chiesa semplice..."


Nei particolari della Carta si possono "vedere" questi luoghi di culto dell'antica Fratta (testi dalla "Fratta del Cinquecento" di Fabio Mariotti):


Sant’Erasmo ("Pieve" con croce con bordi sopra la chiesa o campanile)

E' situata nel "mercatale", lo spazio ove si tenevano i mercati (odierna piazza Marconi). Attualmente non è più visibile perché vi è stata costruita un'abitazione. Al piano terrà però si apprezza la struttura di un'antica cripta, risalente all'XI Secolo. La chiesa aveva molte proprietà immobiliari, compreso l'ospedale annesso. La prima notizia risale al 1145.


Sant’Andrea ("Chiesa curata" con croce semplice sopra la chiesa)

Nel Borgo Superiore, ne abbiamo notizia fin dall'anno 1146. Era situata sul luogo ove poi (1860-1870) fu costruito il vecchio ospedale di Umbertide.


Per Sant'Andrea va specificato che nell'immagine sopra si può vedere bene come le "case", ovvero la popolazione sparsa che veniva rappresentata in gruppi di 5, sono in buon numero e indicate con una distanza, il numero sopra o a lato della casa che va da un "miglio" a "mezzo miglio", dalla chiesa curata di riferimento... nella seconda immagine quindi, proprio Sant' Andrea.

 

Santa Maria della Pietà

Nel Borgo Superiore, o Castelvecchio, era officiata dai frati francescani di Santa Maria dell'Osservanza che abitavano l'annesso convento. Fu costruita nel 1481.




Cappella di Santa Maria di Castelvecchio ("Chiesa Semplice" con la "La palla sopra la chiesa, o campanile")

In fondo alla Piaggiola, era conosciuta anche come chiesa di Santa Maria dei Meriti. Aveva un proprio ospedale al quale si era unito, nel 1411, l'ospedale di Santa Croce.


Sant’Antonio

Esisteva fin dal 1374 ed era nel Borgo Superiore. Il 27 febbraio 1556 è visitata dal vicario vescovile don Giuseppe Sperelli che la trova "ben ornata ma umida". Infatti era fra la Piaggiola e l'odierna piazza Marconi, soggetta alle piene del Tevere.


San Giovanni Battista ("Chiesa curata" con "croce semplice sopra la chiesa")

E' la prima chiesa contenuta all'interno delle mura castellane. La sua costruzione e quella del campanile risalgono al XII secolo.

Fu consacrata nel 1250. Ai primi del Cinquecento, i fratelli della confraternita di San Giuseppe o del Corpo di Cristo costruiscono una nuova cappella nello spazio a lato della chiesa, in un locale fino ad allora usato come stalla.


Sant’Agostino (visibile anche se non evidenziato nella mappa, posizionato tra S. Erasmo e S. Giovanni)

Vi era annesso un convento dell'ordine degli eremiti di Sant'Agostino. Fu costruita nel 1374 in fondo all'odierna via Leopoldo Grilli (adiacente alla pasticceria Migliorati), perciò veniva spesso inondata dal Tevere. I frati possedevano dei terreni.



Santa Maria della Regghia ("La Madonna")

Di forma ottagonale, voluta in onore della Madonna del miracolo (1556), fu iniziata nel 1560 e ultimata a fine secolo (1598) con la cupola originaria poi sostituita nel 1612. Un'immagine della primitiva struttura è visibile nel dipinto di Bernardino Magi (1602), nella chiesa di San Bernardino.


Santa Croce ("Chiesa Semplice" con "La palla sopra la chiesa, o campanile"

Non aveva le dimensioni odierne, che assunse dal 1632 al 1644. L'originaria chiesa era molto più piccola e più arretrata rispetto a quella che vediamo oggi. Ne abbiamo la prima notizia nel 1338. Apparteneva alla confraternita omonima.


San Francesco

Costruita a partire dal 1299, era nel Borgo Inferiore, accanto alla chiesetta di Santa Croce. Vi era annesso un convento di frati che a metà secolo aveva ricevuto vari lasciti. Nel 1530 mancava ancora la cappella di San Rocco, a sinistra della navata centrale.

 

San Bernardino

Anch'essa nel Borgo Inferiore, era della confraternita del Buon Gesù che possedeva, adiacente, il proprio ospedale. Nel 1550 iniziarono i lavori per l'ampliamento della chiesa (prima ristrutturazione). Nel 1558 la confraternita costruisce il campanile.

 




Ed infine, più lontano, la "chiese curate" di San Cristoforo a Civitella e di San Giovanni a Serra Partucci.

La chiesa curata di San Cristoforo ("S. Xpofano") a Civitella è "doppia" , ovvero la chiesa parrocchiale fuori del castello con la "croce semplice" che la determina come "curata" e una con la stessa dizione entro le mura del castello. Altro luogo di culto che esiste ancora e che, citando la professoressa Benni nel suo studio su "Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo" , era di recente consacrazione: "Entro il castello, nel lato destro dell’edificio, e compresa nel cortile più interno, è presente una chiesa intitolata a San Cristoforo, consacrata il 1556 e retta principalmente da parroci del casato dei Ranieri.". Per quanto riguarda, invece, la maniera con la quale è rappresentato il castello di Serra Partucci, troviamo qui la conferma dell'attenzione del Giorgi nel rappresentare con particolari realistici il disegno semplificato dei borgi e castelli: sempre nella descrizione della Professoressa Benni sull' incastellamento nel territorio (riportato anche nel nostro sito) troviamo , infatti, un passo che ci sembra combaciare con la maniera particolare, con mura perimetrali semicircolari, con la quale viene rappresentato il Castello di Serra Partucci: "il Castello presenta anche una struttura più bassa con sezione semicircolare che venne aggiunta nel ‘400. In quel periodo, infatti,  Serra cominciava una lenta evoluzione verso un uso rispondente alla dimora signorile, aspetto tipico di molti "castra" della zona dove prevalente era l’economia silvo-pastorale e, soprattutto, nei casi in cui si era affermata una egemone signoria rurale sul territorio." .


(Francesco Deplanu - 12/04/2023)





Immagini:


- Particolari estratti da "Diocese della città di Gubbio, descritta dal R.mo  Don Vbaldo Georgii Clerico Evgubino ad istanza di Monsignore Ill. e R.v.mo Mariano Savelli Vescovo Dignissimo" da “Copia litografica della pianta del Giorgi edita nel 1574" a cura del Gruppo Sbandieratori di Gubbio con il contributo di Enrico Passeri Consulente Finanziario Gruppo Azimut”, 2005. nb: Copia cartacea a nostra disposizione ottenuta grazie a Paolo Salciarini, Direttore dell'"Ufficio Beni Culturali"della Diocesi di Gubbio.


Fonti:


- Maria Oda Graziani, “La carta del Georgi”, Comune di Gubbio e Ass. Sbandieratori Gubbio con il contributo di Enrico Passeri Consulente Finanziario Gruppo Azimut,  Arte Grafica Gubbio, 2005


- "La Fratta del Cinquecento" (a cura di Fabio Mariotti): https://www.umbertidestoria.net/la-fratta-del-cinquecento


- “Un processo per decima nella campagna milanese del tardo ’400. Conflitti tra pievi e parrocchie" di Nora Mazzocchi”,  in STUDI DI STORIA MEDIOEVALE E DI DIPLOMATICA

PUBBLICATI A CURA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA STORIA E DELLA DOCUMENTAZIONE STORICA , Como 2001


- Giovanna Benni, “Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo. Il territorio di Umbertide (Perugia, Italia)” edito in NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research) Edited by Stefano Del Lungo N. 7, 2006.


- "Incastellamento e signorie rurali" (professoressa Giovanna Benni) https://www.umbertidestoria.net/incastellamento-e-signorie-rurali


(a cura di Francesco Deplanu 22 maggio 2023)



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